Ho sempre ascoltato ed ammirato i Queen e la loro innovativa ed emozionante musica.
Bryan May, John Deacon e Roger Taylor sono dei grandi musicisti, tra i migliori al mondo.
Ma parliamoci chiaro, i Queen erano soprattutto Freddie Mercury. Lui era il front-man del gruppo, ma rappresentava qualcosa di più. La sua inimitabile verve sul palco, il suo menefreghismo per il suo essere cosi' diverso, sui costanti giudizi di persone, politici ed istituzioni, le sue continue provocazioni ed il suo talento estremo, l'hanno reso una leggenda.
Qualche giorno fà sono andato ad Earl's Court, a Logan Place, ovvero la via dove è sita la casa di Freddie Mercury. E' sera. Le mura di recinzione sono state ripulite dalle migliaia di scritte lasciate dai fans durante gli anni, l'atmosfera è silenziosa, quasi religiosa. C'è della cera sul marciapiede, probabilmente lasciata da qualche candela accesa durante la notte precedente. Le luci sono accese, c'è qualcuno dentro.
Trovarmi di fronte alla porta d'entrata di Garden Lodge è stata una sensazione particolare. Qui Faroohk Bulsara (questo il suo vero nome) ha vissuto per tanti anni e qui ha lasciato la sua anima, ricordata quotidianamente da decine di persone che si affacciano su questa via, solo per un saluto.
Sta di fatto che, ogni volta che ascolterò i Queen, da adesso in poi lo farò con spirito diverso. Freddie vive ancora nelle sue canzoni.
Vi lascio a queste sue ultime parole nella sua ultima intervista del 1991: "Non voglio cambiare il mondo, lascio che le canzoni che scrivo esprimano le mie sensazioni e i miei sentimenti. Per me la felicità è la cosa più importante e se sono felice il mio lavoro lo dimostra. Alla fine tutti gli errori e tutte le scuse sono da imputare solo a me. Mi piace pensare di essere stato solo me stesso e ora voglio soltanto avere la maggior quantità possibile di gioia e serenità, e immagazzinare quanta più vita riesco, per tutto il poco tempo che mi resta da vivere".